Immagine a sinistra: Acquamara, xilografia, 1965 dim.25x30 cm
Immagine a destra: La vergine che allatta, xilografia su legno di filo, 1965, dim. 25x30 cm
Gianni Desogus (in arte Xiandès)
Ha quasi sempre vissuto nella modesta casa di via dei Pisani, nel cuore del centro storico di Iglesias dov’era nato.
Al piano terra produceva artigianalmente ceramiche e cornici. Ogni tanto vendeva anche qualche xilografia. Una vita normale, un uomo tranquillo. Ma non era così: Xiandès, così firmava i legni che incideva nello studio al piano superiore, si trascinava le ferite dentro come quelle fisiche, dovute al gelo patito durante la campagna russa e che gli lasciò una continua sofferenza ai piedi e alle ossa.
Si trascinava negli anni anche altre ferite e più subdole, figlie di un dolore che risaliva ancora al periodo trascorso nella madre terra russa e che conservava immagini di morte: «C’erano viali di cadaveri mutilati appesi agli alberi».
Ma era la guerra e Xiandès era un soldato. Però un giovane soldato che si sarà chiesto il perché. L’avrà chiesto alle stelle e forse è da allora che iniziò a coltivare la passione per l’astronomia e per l’astrologia. Una richiesta di risposte che andava cercando sempre più in alto, oltre gli astri. E che si tramutò in un grido di dolore quando gli uccisero la compagna russa e il loro bambino.
Dolore che si tramutò dapprima in rabbia e poi nella religiosità espressa nelle xilografie che incideva nello studio con accanto l’immancabile teschio.
Negli ultimi decenni, e fino alla morte avvenuta nel 2005, insegnava l’arte dell’incisione a chi aveva la pazienza di apprenderla. Ma si vedeva che era un uomo sofferente e solo. Le sue allieve lo ricordano anche sensibile e generoso, talvolta nostalgico dei tempi in cui con gli amici artisti, tra cui Giovanni Marras, Mansueto Giuliani, Carlo Murroni e Giuseppe Biasi, partecipava alle mostre di xilografia in varie città sarde e nella penisola.
Pochi momenti di felicità che poi tornavano ad essere solo inutili ricordi. E allora il bulino andava ancora a scavare il legno per trovare nei personaggi, negli scorci di città e nei paesaggi di campagna, una risposta al mistero della vita e della morte sapendo sempre che non l’avrebbe trovata.